Focus del mese
Lo stipetto con S. Giuseppe e Gesù Bambino nella bottega di Nazareth faceva già parte del primo Museo del Santuario, in coppia con lo stipetto con la Vergine Assunta.
Entrambi sono infatti tra i beni elencati nel primo catalogo del Museo del Santuario (L. Pogliaghi, L. Riva, Catalogo degli oggetti preziosi d'arte e d'antichità raccolti nel museo appartenente al Santuario di S. Maria del Monte sopra Varese, Varese, 1905, p. 7, n. 15, 16), dove vengono definiti "già inginocchiatoi".
Luca Quartana, che li ha restaurati nel 2000, ha ipotizzato che possa risalire al XIX secolo la modifica che ha eliminato la parte inferiore sporgente. Esempi di inginocchiatoi simili, spesso trasformati in comodini come quelli ora nel Museo Baroffio, sono presenti presso tante collezioni private (Museo Bagatti Valsecchi, Milano; Palazzo Spinola, Genova; Villa Cicogna, Bisuschio).
Donati al Santuario di S. Maria del Monte in epoca imprecisata, i mobiletti nacquero per una coppia di sposi, come rivelano la raffigurazioni sugli sportelli dedicate a S. Giuseppe e alla Madonna.
Di maggiore interesse è lo stipetto in cui è intagliato Giuseppe al lavoro aiutato da Gesù Bambino. Giuseppe, del quale è andata persa una mano, sta usando la pialla, mentre a terra ci sono altri arnesi, quali una piccola accetta. È suggerita la profondità dell'ambiente alle cui pareti sono appese, con prospettiva incerta, una sega a telaio e un porta-attrezzi con tre scalpelli.
Le prime raffigurazioni di Giuseppe con il Bambino nella bottega si datano all'inizio del Cinquecento. Con l'età della Controriforma il tema conobbe un notevole impulso, ma è nel Seicento che il soggetto ebbe la maggiore fortuna, in particolare in ambito nordico: alcune delle sue più suggestive interpretazioni sono opera di pittori come Gerrit van Honthorst e Georges de La Tour.
Spesso il tema della Sacra famiglia nella bottega si associò alla prefigurazione della Passione di Cristo: Giuseppe o il Bambino lavorano per realizzare una croce oppure sono presenti strumenti simili a quelli della Passione o attrezzi usati per forare il legno, allusivi alle piaghe dei chiodi, o infine può comparire un giogo, simbolo di sottomissione, obbedienza, mitezza e penitenza.
Giuseppe, mostrato con attrezzi artigianali fin dal V secolo, è definito "carpentiere" nel vangelo (Matteo 13, 55): il termine greco usato può indicare falegname, ma anche fabbro, muratore, costruttore edile. Gesù usa metafore e paragoni riferibili alla pratica di carpentiere, come nella parabola della casa sulla roccia, segno della sua frequentazione nella bottega paterna: prima della vita pubblica egli probabilmente esercitò il mestiere del padre putativo. E Gesù stesso è chiamato "carpentiere" in Marco 6, 3.
Laura Marazzi
giugno 2011