Focus del mese

Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto (Milano 1698 - 1767) Natura morta con funghi ANTE 1736, OLIO SU CARTA, CM 28 X 41, INV. 121
La Natura morta con funghi attribuita a Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto è un olio su carta, pendant della Natura morta con pesche e uva (Inv. 120).
Sul manoscritto del Catalogo degli oggetti preziosi d'arte e d'antichità raccolti nel museo appartenente al Santuario di S. Maria del Monte sopra Varese, stampato nel 1905, non compare l'opera che invece nel Del Frate viene indicata come parte del Museo del Santuario (S. Maria del Monte sopra Varese, Chiavari, 1933, fig. 271). Un frettoloso appunto sull'ultima pagina del manoscritto servito per la stampa del Catalogo del 1905 riporta l'elenco degli oggetti "da aggiungere all'Inventario del Museo": il lascito del varesino Luigi Cremona, datato 18 aprile 1913, in cui compaiono anche non meglio precisate "2 pitture rappresentanti frutta e funghi". È dunque ipotizzabile che la Natura morta con funghi sia entrata nel patrimonio del Museo del Santuario a seguito della morte del Cremona (5 aprile 1834 - 1 aprile 1913), agrimensore degno di nota per essere stato consigliere comunale e assessore, oltre che uno dei fondatori della So. Crem di Varese.
È una natura morta di piccolo formato, d'impianto molto semplice, diversa dalle nature morte dei protagonisti del genere nella Milano del Seicento, Fede Galizia e Panfilo Nuvolone: le loro composizioni ruotavano intorno alla presenza centrale di un contenitore, sia esso un cesto di vimini o un'alzata di metallo, mentre qui i funghi sono appoggiati direttamente sul piano, che è quasi impossibile distinguere dallo sfondo scuro, e sono collocati senza ordine apparente. È il loro disporsi lungo diverse diagonali che dona movimento al dipinto.
I funghi (porcini e ovoli) sono descritti nella verità del loro aspetto, con le imperfezioni e i segni del trascorrere del tempo.
La carta, fragile supporto usato in più casi dal Pitocchetto, presenta alcune leggere fessurazioni, visibili dal retro. La tavolozza, modulata su pochi toni dimessi, indurrebbe ad ascrivere l'opera all'attività del pittore antecedente al 1736, quando iniziò un periodo di lavoro in Veneto (Venezia, Padova) che segnò l'adozione di colori più brillanti, come mostrano le splendide nature morte della Pinacoteca di Brera, datate intorno alla metà del Settecento, di grande eleganza formale e stesura raffinata.
Giacomo Ceruti fu valente pittore di nature morte. Anche se da un punto di vista numerico tale produzione è piuttosto esigua, essa si distingue per la studiata elementarità delle composizioni cui si associa un carattere insieme austero e lirico, lo stesso che anima i suoi celebri "pitocchi": poveri, straccioni, balordi, garzoni, lavandaie, filatrici sono presentati dal Pitoccheto con grande dignità, secondo un naturalismo che descrive non solo vestiti laceri, sedie di legno o ceste di vimini, ma anche le mani, i piedi nudi e gli occhi di un'umanità umile, malinconica e silenziosa.

Laura Marazzi

settembre 2011
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