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Philips Wouwerman (Haarlem 1619 - 1668) Cambio dei cavalli OLIO SU TELA, CM 32 X 40, INV. 30
Il Cambio dei cavalli è un dipinto dell'importante collezione di opere fiamminghe e olandesi che nel 1929 il barone Giuseppe Baroffio Dall'Aglio lasciò al Santuario di S. Maria del Monte.
Pubblicato per la prima volta con l'assegnazione alla bottega di Jacques Courtois (C. Del Frate, S. Maria del Monte sopra Varese, Chiavari, 1933, fig. 301), in occasione dell'ultimo restauro (2000, Ilaria Gavina) è stato attribuito a Philips Wouwerman, pittore di Haarlem, città del nord dell'Olanda in cui egli operò per quasi tutta la vita.
Nel Repertory of Dutch and Flemish Paintings in Italian Public Collections - Lombardy (G. Jansen, B. W. Meijer, P. Squellati Brizio, 2001, I, p. 248, n. 902) la tela fu indicata cautamente come opera in stile di Wouwerman, forse perché il giudizio non si basò sulla visione dell'originale, essendo il Museo allora chiuso per restauro. La recente individuazione, in basso a sinistra, della sigla spesso utilizzata dal maestro di Haarlem ha confermato la paternità diretta.
Philips Wouwerman fu pittore di successo per scene di caccia e di battaglia, per animate scuole equestri, paesaggi bucolici teatro di uccisioni, soste di viaggiatori, fiere rurali: questi i soggetti prediletti in cui è insistente la presenza di cavalli di diverse razze colti in ogni sorta di posa.
Nella sua sterminata produzione, in cui la qualità non è intaccata dalla facilità d'esecuzione, sono presenti anche temi religiosi e mitologici, sebbene in misura decisamente minore.
Allievo del padre pittore e di Frans Hals, fu influenzato da Pieter van Laer detto Il Bamboccio, a cui si avvicinò non solo per i temi trattati, ma anche per le tonalità brune delle prime opere, in seguito abbandonate per una tavolozza più chiara e smaltata.
Le dimensioni ridotte, la qualità brillante del colore, la stesura accurata e fluida, la levigatezza della superficie pittorica di questa tela in ottimo stato di conservazione sono caratteristiche che a un occhio frettoloso potrebbero far pensare a un olio su rame, supporto non di rado usato da Wouwerman.
Il titolo dovrebbe essere, più correttamente, Scuola equestre perché il palo che si vede al centro del dipinto è di quelli usati per domare i cavalli, spesso raffigurati da Wouwerman in analoghi soggetti (San Pietroburgo, Ermitage; L'Aja, Mauritshuis; Augsburg, Kunstsammlungen; Budapest, Szépmuvészeti Múzeum), e l'uomo di spalle vestito di rosso ha in mano una lunga frusta.
Il protagonista della scena è l'elegante cavallo bianco montato dal cavaliere in azzurro, quasi firma di Wouwerman. Altri personaggi animano la scena: a sinistra uno stalliere accompagna un cavallo bruno, due uomini ben vestiti parlano avanzando e un bambino trattiene un cane; a destra hanno maggior evidenza il cavaliere che, stando a cavallo, saluta un uomo a piedi e il destriero grigio che risalta sul fondo scuro dell'architettura.
Da una parte le rovine, sulle quali cresce una delicata vegetazione, raggiungono una ragguardevole altezza; delizioso è il particolare dell'uccellino appoggiato su un bastone sporgente. L'angolo di cielo che si intravede è morbidamente colorato dal tramonto e gli arbusti in controluce sono immersi in una luce dorata.
Dall'altra parte si apre uno scorcio sull'ampio paesaggio e nell'azzurro avanzano nuvole mobili. Orizzonte lontano, con le montagne innevate, e cielo alto popolato da nubi fluttuanti sono caratteristici della fase matura di Wouwerman: una pittura di raro equilibrio e armonia la cui piacevolezza fino alla metà del XIX secolo richiamò l'attenzione di molti collezionisti.

Laura Marazzi

luglio 2011
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