Focus del mese

Giuseppe Antonio Petrini (Carona, Canton Ticino 1677 - 1759) Santa Chiara OLIO SU TELA, CM 120 X 90, 5, INV. 73
La Santa Chiara attribuita al pittore ticinese Giuseppe Antonio Petrini, uno dei protagonisti più originali della pittura lombarda del Settecento, proviene forse dalla collezione del barone Giuseppe Baroffio, anche se non compare nella selezione di opere riportata dal Del Frate (S. Maria del Monte sopra Varese, Chiavari, 1933).
Pur non essendo in grado di ipotizzare una provenienza locale della tela, si può rilevare la significativa presenza in Val Ceresio degli importanti affreschi eseguiti dal Petrini nella Chiesa di S. Martino a Besano e sottolineare come, della decina di opere del pittore ticinese conservate nella vicina Pinacoteca Züst di Rancate, alcune siano di sicura provenienza varesina: il S. Giovanni Evangelista e il S. Matteo, già nella collezione Bossi di Porto Ceresio e forse in origine posti nella Chiesa di S. Ambrogio a Porto Ceresio, e la Madonna con il Bambino, S. Andrea e l’Angelo Custode, dipinta per il distrutto Oratorio di Sant'Andrea a Brusimpiano.
La tela del Museo Baroffio, pur nel formato di un certo rispetto, fa parte della fitta schiera di opere del Petrini nate per il mercato privato: figure a mezzo busto di profeti, apostoli, evangelisti, santi, filosofi, personaggi allegorici.
La Santa Chiara del Museo Baroffio è colta di profilo, con gli occhi bassi a segnare la sua umiltà e una forte concentrazione interiore: un atteggiamento meditativo che caratterizza molte intense figure di santi del Petrini, spesso debitrici di modelli derivati dal veneziano Giovan Battista Piazzetta. Non a caso prima della fondamentale monografia dell’Aslan, edita nel 1960, e dei successivi studi che hanno messo a fuoco la complessa personalità artistica del maestro ticinese, numerose sue mezze figure, soprattutto di vecchi, furono vendute sul mercato antiquario con l’attribuzione al Piazzetta. Accomunano il Petrini e il Piazzetta l’espressione di un naturalismo in cui un ruolo importante è assegnato alla luce, anche se al Petrini è estranea la calda luminosità del Piazzetta, e la manifestazione di un sincero e intenso senso religioso, vissuto nell’intimo senza voluttuosi slanci mistici. “È una religiosità colta e popolare; complessa, ma anche, con riserbo, pronta a parlare alla gente semplice” (J. Soldini, La Pinacoteca Züst. Catalogo generale, Bellinzona, 1988, p. 51).
La santa raffigurata fu citata come Santa Scolastica da Simonetta Coppa, grande studiosa del pittore, nel suo contributo L’opera di Giuseppe Antonio Petrini nel Varesotto e il ciclo di affreschi di San Martino di Besano (in Conservazione e valorizzazione degli affreschi nella Provincia di Varese, Atti del Convegno 21 aprile 1995, Varese 1997, p. 83).
La corretta identificazione con Santa Chiara, già riportata nel testo dell’Arslan che fu il primo a segnalarla (E. Arslan, Giuseppe Antonio Petrini, Bellinzona, 1960, p. 130), si basa sulla presenza del suo attributo iconografico prevalente: oltre ad indossare l’abito monacale, la santa regge infatti un ostensorio, a ricordo dell’episodio secondo cui Santa Chiara nel 1240 dal convento di S. Damiano, munita del Santissimo Sacramento e della forza della sua preghiera, riuscì a contrastare l’assalto dei saraceni al soldo di Federico II e a salvare così la città di Assisi.

Laura Marazzi

marzo 2012
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