Focus del mese

Francesco Capella (Venezia 1711 - Bergamo 1784) San Gerolamo 1745 CIRCA, OLIO SU TELA, CM 54 X 40, INV. 26
Il San Gerolamo di Francesco Capella detto il Daggiù  è un dipinto proveniente dalla collezione di Giuseppe Baroffio Dall’Aglio. Il dato emerge dal testo del Del Frate in cui è pubblicata la foto dell’opera (C. Del Frate, S. Maria del Monte sopra Varese, Chiavari, 1933, p. 188 e fig. 276). L’attribuzione al veneziano Giovan Battista Piazzetta riportata nel Del Frate risulta significativa poiché in seguito è stata precisata con l’assegnazione al Capella, allievo dello stesso Piazzetta.
San Gerolamo è raffigurato di profilo a mezzo busto su sfondo neutro. È in atteggiamento di meditazione e di penitenza: con una mano tiene aperto il libro delle Sacre Scritture, mentre con l’altra sorregge la testa calva. La muscolatura ben definita del collo e della spalla scoperta, così come il viso scarno e barbuto, sono bagnati da una luce morbida. Gli armoniosi effetti plastico-chiaroscurali e i toni caldi del colore, elementi derivati dal maestro Piazzetta, caratterizzano una buona parte dell’attività del Capella, tra i pittori veneti che trovarono fortuna duratura in terra bergamasca: nel 1747 egli si trasferì stabilmente a Bergamo, città con cui una decina d’anni prima aveva iniziato un proficuo rapporto. Qui fondò una scuola di successo, da cui trasse collaboratori per formare una bottega ben organizzata, e ottenne importanti commissioni nobiliari, come lo splendido ciclo allegorico per Palazzo Albani in cui la lezione del Piazzetta è rivista in chiave rococò. Fu molto richiesto per pale d’altare e affreschi in chiese cittadine (Santa Maria Maggiore, S. Alessandro della Croce, S. Giuseppe, S. Anna, S. Vigilio, S. Caterina) e in chiese del territorio (Alzano, Oleno, Tagliuno, Bottanuco, Calcinate, Carenno, Gorno, Vercurago, Carobbio degli Angeli, Chiuduno, Cenate, Madone), in cui spesso reinterpretò fortunati schemi piazzetteschi, pur con influssi derivati da Sebastiano Ricci, da Francesco Guardi e successivamente da Giambettino Cignaroli.
Nel 1746 dipinse a Cortona la tela San Guido e Santa Margherita intercedono presso l’Immacolata per le anime del Purgatorio per la Chiesa di S. Andrea, ora nell’oratorio della Villa Tommasi a Metelliano. Nel 1750 per la Chiesa di S. Filippo a Cortona eseguì la tela raffigurante il Miracolo di S. Francesco di Paola, oggi al Museo Diocesano. La menzione di tali opere è interessante se si considera che nella vicina Pinacoteca Comunale di Castiglion Fiorentino è custodito un San Gerolamo attribuito al Capella (cm. 62 x 52) pressoché identico al dipinto della collezione Baroffio: proviene dal Collegio Serristori e si suppone sia stato realizzato in anni vicini al soggiorno cortonese (D. Galoppi, Pinacoteca comunale di Castiglion Fiorentino, Cortona, 1991, pp. 59, 60).
Anche se a una prima analisi la qualità dell’opera di Castiglion Fiorentino sembra inferiore a quella della collezione Baroffio, l’interessante confronto aiuta a datare intorno alla metà degli anni Quaranta del Settecento il San Gerolamo del Museo del Sacro Monte.

Laura Marazzi

gennaio 2012
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