Focus del mese

Girolamo Chignoli (Milano 1600 circa - 1670) San Francesco 1640 CIRCA, OLIO SU TAVOLA, CM 58, 5 X 43, INV. 27
Il San Francesco di Girolamo Chignoli fu donato al Museo Baroffio da Mons. Luigi Lanella (Varese 1889 – 1968), canonico del Capitolo del Duomo di Milano e poi a Varese sacerdote della Basilica di S. Vittore. In qualità di presidente dell’Amministrazione del Santuario, che resse per quasi quarant’anni, promosse il parziale riordino del Museo in cima al Monte e lavori di ristrutturazione volti a sanare il degrado delle infiltrazioni d’acqua dal terrazzo. “Don Gigi” fu appassionato studioso della storia cittadina e intenditore d’arte, tanto da radunare nella sua casa una raccolta di quadri, oggetti sacri, ceramiche, monete che in parte destinò al Museo: la sezione più consistente della collezione numismatica oggi esposta è costituita dal lascito Lanella.
L’opera, in ottimo stato di conservazione, è di grande qualità. Raffigura San Francesco che accosta il viso alla croce piangendo e mostrando le stigmate. Si tratta di un tipico esempio di immagini dell’età della Controriforma, destinate alla devozione privata, che mirano a coinvolgere emotivamente il devoto: attraverso la sofferenza di S. Francesco, che medita sulla morte di Gesù e che rivive nel suo corpo i segni della Passione, il fedele si avvicina al dolore di Cristo.
Il dipinto era noto a Marco Valsecchi, critico d’arte, professore e giornalista milanese a cui si deve la prima segnalazione nel 1961 (M. Valsecchi, Un allievo del Cerano ritrovato, in Arte antica e moderna, Bologna, 1961, p 275). Una decina d’anni dopo, Valsecchi fu chiamato a esaminare tutti i dipinti del Museo, in concomitanza con interventi di riqualificazione che stimolarono un significativo riordino dell’allestimento. Nel suo fondamentale articolo, in cui propose il primo catalogo del Chignoli, Valsecchi indicò il San Francesco piangente in proprietà privata varesina.
Con simile nota il dipinto ritornò nel Dizionario Biografico degli Italiani (G. Milantoni, voce Chignoli, Gerolamo in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 24, Roma, 1980, p. 763), anche se allora, essendo già avvenuta la donazione, il dipinto non si trovava più nella collezione Lanella. L’inesattezza del San Francesco in proprietà privata varesina si è ripresentata più recentemente nella scheda biografica del pittore a firma di Vito Zani (Pittura a Milano dal Seicento al Neoclassicismo, Milano, 1999, p. 234).
Pochi sono i dati biografici sicuri di Girolamo Chignoli, scarno il catalogo delle opere e incerta la cronologia. Nacque a Milano intorno al 1600 poiché nell’atto di morte (17 settembre 1670) è definito di settant’anni (F. Cavalieri, Tra collaboratori, allievi, seguaci, in M. Rosci (a cura di), Il Cerano 1573 – 1632. Protagonista del Seicento lombardo, Milano, 2005, p. 39 con bibliografia precedente). Nel 1621 è attestato in casa di Giovan Battista Crespi detto il Cerano, uno dei protagonisti della pittura nella Milano di Federico Borromeo. Rimase sempre debitore del maestro, da cui mutuò stile e modelli compositivi; ceraneschi di maniera sono i suoi santi in estasi dal viso pesto e dagli occhi segnati, ricchi di effetti patetici, con luci balenanti su sfondi scuri.
Valsecchi ricorda che il Chignoli trattò più volte il tema di San Francesco, al pari del maestro, e ipotizza che la “rozza croce in legno” che compare in alcuni suoi dipinti possa essere la stessa ritratta più volte dal Cerano, quasi “strumento di lavoro” presente nella bottega e a disposizione anche degli allievi. Del dipinto oggi al Baroffio il Valsecchi sottolinea la “bellezza del modellato finissimo del volto” del santo e nota come “l’impeto espressionista ceranesco” si mitighi in un “atteggiamento più rispettoso dei canoni tridentini”. Propone una datazione verso il 1640 per le affinità con il Miracolo di S. Mauro in S. Simpliciano a Milano.

Laura Marazzi

novembre 2013
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