Focus del mese

San Babila e l'imperatore ULTIMO QUARTO XIII SECOLO, TEMPERA SU PERGAMENA, INV. 999
SAN BABILA, CHI ERA COSTUI?

Osserviamo da vicino una miniatura dell’antifonario più antico conservato in Museo e scopriamo san Babila; il suo nome echeggia nelle orecchie di milanesi e no, ma pochi sanno chi sia questo santo a cui è dedicata a Milano la centralissima chiesa nella piazza in fondo a Corso Vittorio Emanuele.
Il santo, sulla sinistra entro una grande lettera T, è accompagnato da tre ragazzi: sono i tre fanciulli uniti a san Babila nella memoria liturgica (anticamente il 24 gennaio, ora il 23) perché, secondo la tradizione, furono martirizzati con lui che li aveva educati alla fede cristiana. Forse per questo sembrano quasi sorridere fiduciosi, mentre volgono lo sguardo verso il loro maestro.
Un re è seduto sul trono, la corona ben in vista e un soldato dietro con scudo e spada, pronto a eseguire la condanna appena pronunciata. I gesti perentori dei due protagonisti mostrano uno scambio verbale acceso: il braccio disteso in avanti e le dita alzate sono la postura convenzionale della persona “parlante”. Immaginiamo che Babila stia biasimando l’imperatore che, stando alle notizie tramandate da Giovanni Cristostomo, si era macchiato di un crimine orrendo: aveva ricevuto come ostaggio il figlio di un re nemico, quale segno di pace raggiunta, con la promessa che l’avrebbe trattato con l’affetto di un padre e invece lo aveva ucciso. Quando l’imperatore si presentò per partecipare alla celebrazione in chiesa, Babila, che era vescovo di Antiochia, gli vietò l’accesso. Il santo venne allora arrestato e condannato a morte. Il martirio avvenne intorno al 250, forse durante la persecuzione dell’imperatore Decio.
Giovanni Cristostomo paragonò la fermezza di san Babila al coraggio con cui san Giovanni Battista si oppose alla condotta immorale di re Erode, spesso rappresentata in immagini di analoga impaginazione (verrà facilmente in mente ai varesini la scena affrescata da Masolino nel Battistero di Castiglione Olona con Giovanni ed Erode che si fronteggiano puntandosi gli indici).
La memoria liturgica di Babila, attestata già negli antichi messali ambrosiani del IX secolo, è uno dei numerosi segni di influsso orientale che gli studiosi hanno colto nella liturgia della Chiesa di Milano. Conferma la persistenza “milanese” del ricordo dell’”esotico” Babila il rilievo che l’anonimo miniatore dà alla festa del santo in questo antifonario di canto ambrosiano della fine del XIII secolo, utilizzato per secoli nel vicino Santuario.

Laura Marazzi

ottobre 2015
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