Focus del mese

Pericle Fazzini (Grottammare 1013 - Roma 1987) Natività 1981, BRONZO, CM 19 X 17, INV. 1085, DONAZIONE MONS. PASQUALE MACCHI
La Natività di Pericle Fazzini, donata nel 2003 da Mons. Pasquale Macchi alla Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte, è un piccolo bronzo (cm. 19 x 17) dello “scultore del vento”, come lo definì l’amico Giuseppe Ungaretti dopo l’inaugurazione nel 1977 della sua opera più celebre: la Resurrezione della Sala delle Udienze in Vaticano, commissionata da Papa Paolo VI.
Fazzini lavorò per dodici anni circa alla scultura che con la sua gigantesca presenza (m 20 x 7 x 3) fa da sfondo significativo alla grande aula progettata da Pier Luigi Nervi. Cristo campeggia sospeso tra cielo e terra; nel suo volto dolore e gloria. È Gesù che risorge con “impeto e pacatezza insieme” da un “vortice di violenza e di energia” con “ulivi divelti, pietre volanti…tempesta formata da nuvole e saette, e un gran vento che soffia da sinistra verso destra” sospingendo in alto il Salvatore (citazioni dell’autore tratte da A. Masi, Pericle Fazzini. Scritti 1930 – 1980, Città di Castello, 1998).
Nella Natività del 1981 oggi al Baroffio troviamo lo stessa energia che percorre internamente la materia bronzea della Resurrezione. Il Bambino è al centro. In ginocchio è la Madre che si aggrappa dolcemente alla culla e che, forse per la lunga veglia, si è seduta sui propri piedi. Giuseppe si china premuroso sul Bambino. Anche le figure più vicine a noi, l’asino e il bue, colto irritualmente di scorcio da dietro, sono girate verso Gesù. Dal secondo piano a destra uno dei Magi si avvicina a dorso di cammello. È un’immagine del Natale tormentata solo nella materia perché il messaggio di raccolto stupore di fronte a quel Neonato verso cui tutto converge arriva limpido da un artista che fu figlio di falegname e che, cercando umilmente Dio attraverso l’arte, rese con sincerità e intimità tanti misteri di una fede vicina agli uomini.
La Natività del Sacro Monte può essere proficuamente confrontata con il Viaggio dei Magi raffigurato da Fazzini su un’anta del portale bronzeo della famosa Chiesa dell’Autosole progettata da Michelucci all’inizio degli anni Sessanta. Dal punto di vista compositivo le somiglianze sono stringenti, anche se compaiono meno figure (mancano per esempio gli angeli tubicini). Nell’opera oggi al Baroffio si notano maggiore astrazione e semplificazione. La materia bronzea, qui parzialmente dorata, è sfilacciata nel fondo: non il tutt’uno compatto della scena sulla porta dell’Autosole, pur mossa dal vento che soffia nella parte superiore, ma una ragnatela espressiva che accenna alla capanna e anima il cielo (appropriata è anche la scelta del velluto blu su cui è montato il rilievo). Emerge la progressiva scarnificazione in senso astratto delle forme, sempre più rapide e sintetiche, ravvisabile nell’ultima produzione dello scultore marchigiano.


Laura Marazzi

dicembre 2014

Archivio Focus
Zingara con il tamburello AMBITO DI MICHAEL SWEERTS (BRUXELLES 1618 - GOA 1664)
LEGGI TUTTO
Stipo con San Giuseppe e Gesù Bambino nella bottega di Nazareth
LEGGI TUTTO
Cambio dei cavalli PHILIPS WOUWERMAN (HAARLEM 1619 - 1668)
LEGGI TUTTO
Natura morta con funghi GIACOMO CERUTI DETTO IL PITOCCHETTO (MILANO 1698 - 1767)
LEGGI TUTTO
ARCHIVIO