Focus del mese

Natività ULTIMO QUARTO XIII SECOLO, TEMPERA SU PERGAMENA, INV. 999
Scorrono testo e note del canto ambrosiano, tratto dal Salmo 132, mentre nella lettera P, sulla cui stanghetta si arrampica un piccolo mostro, è racchiusa la più antica immagine del Natale presente a S. Maria del Monte; è miniata su una pagina in pergamena dell’antifonario datato all’ultimo quarto del XIII secolo, un tempo utilizzato per la liturgia in Santuario e oggi custodito in Museo.
Gesù è avvolto nelle fasce, dentro a un’alta mangiatoia da cui spuntano le teste dell’asino e del bue. La Madonna è distesa sul letto di cui vediamo tutte e quattro le gambe; sostiene il capo con la mano e guarda fuori dalla scena. Ai suoi piedi sta Giuseppe con capelli e barba incanutiti.
L’antica iconografia con Maria adagiata su un giaciglio, tipica della tradizione bizantina, indica che quel Bambino è davvero nato da donna. La Madonna è mamma di un neonato che assume tutta la concretezza del corpo di sua madre. La nascita è però miracolosa: se la Vergine si alzasse in piedi sovrasterebbe Giuseppe, rappresentato piccolo e senza aureola poiché deve essere chiara la sua estraneità al concepimento di Gesù, pienamente uomo, ma da Dio generato.
Nello spazio di pochi centimetri sono quindi ribaditi in immagine, con una capacità di sintesi straordinaria, alcuni dogmi fondamentali del Cristianesimo: Maria è Madre di Dio (Theotókos), secondo quanto affermato nel Concilio di Efeso del 431, e Cristo è una sola persona, sussistente in due nature, umana e divina, come proclamato nel Concilio di Calcedonia del 451.
Dalla fine del XIV secolo l’iconografia di Maria puerpera, presente in un tardo esempio anche nella cripta del Santuario, fu superata da quella della Vergine in adorazione, inginocchiata o in piedi a vegliare il Dio Bambino: è questa l’immagine che domina l’arte del Natale nei secoli successivi, arrivando fino ai nostri presepi, là dove si ritiene sufficiente mostrare Gesù nudo per comunicare il suo essere fatto di carne.

Salmo 132, 17-18
Parabo (nel canto paravi) lucernam christo meo/inimicos eius induam/confusione super ipsum autem/florebit diadema (nel canto sanctificatio) eius. Ho preparato una lampada per il mio consacrato; rivestirò di vergogna i suoi nemici/fiorirà su di lui la sua corona.

Laura Marazzi

dicembre 2016
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