Focus del mese

Egino G. Weinert (Berlino 1920 - Königsdorf 2012) Maria, madre della Chiesa TRITTICO IN BRONZO E SMALTO, CM. 31 X 63 ALLE CUSPIDI E APERTO, INV. 1041
Maria, madre della Chiesa è un trittico dell’artista tedesco Egino Günter Weinert, donato nel 2003 da Mons. Pasquale Macchi alla Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte di Varese per la sezione moderna del Museo.
La parte centrale è costituita da uno smalto raffigurante la Madonna della Misericordia con il Bambino. Si tratta di un’iconografia curiosa perché l’immagine della Madonna della Misericordia non prevedrebbe la presenza del Bambino: qui invece Maria allarga il mantello per ospitare un’umanità varia di uomini e donne, giovani e vecchi, frati e cantori con il papillon e nello stesso tempo regge Gesù che allarga le braccia in segno di accoglienza. La Madonna è anche una Vergine Immacolata perché schiaccia il serpente dalla lunga lingua fiammeggiante; a destra un albero carico di frutti allude all’albero del Bene e del Male; a sinistra spunta una “rosa senza spine”, fiore che la leggenda ha fatto crescere solo nell’Eden, come emblema di quella bellezza assoluta e pura cui il peccato portò le “spine”, e immagine della Vergine che non conobbe la macchia del peccato originale. Una stradina tortuosa conduce verso un paese su cui svetta un campanile slanciato.
Le ante laterali in bronzo rappresentano S. Giovanni Evangelista, accompagnato dall’aquila, e S. Giovanni Battista, colto nel gesto tipico del precursore.

Egino Weinert, scultore, orafo e pittore nato a Berlino nel 1920, cominciò ad avvicinarsi alla pratica artistica dopo essere entrato in un convento benedettino in Baviera (Abtei Münsterschwarzach). Iniziò come apprendista restauratore e pittore di chiese, poi studiò scultura con il Professore Valentin Kraus. Nel 1941 fu arrestato per essersi rifiutato di pronunciare la formula di saluto “Heil Hitler”. Fu quindi arruolato in marina. Accusato di sabotaggio e condannato a morte, riuscì a scappare. Dovette nascondersi fino alla fine della guerra, quando ritornò in monastero. All’età di 25 anni Weinert perse la mano destra, ma sviluppò delle tecniche speciali e continuò a lavorare, oltre che a studiare. Espulso dal convento prima di prendere i voti perpetui, fondò nel 1951 il suo primo studio a Bonn. Nello stesso anno sposò Anneliese che divenne madre dei suoi quattro figli (nel 1985, rimasto vedovo, si risposò). Nel 1956 si trasferì a Colonia dove abita e lavora ancora oggi. Nella sua lunga vita si è dedicato principalmente alla produzione di opere d’arte sacra quali altari, tabernacoli, fonti battesimali, pulpiti, amboni, croci, calici, candelabri per chiese non solo tedesche. Ha lavorato per diversi papi, a partire da papa Paolo VI che volle alcune sue opere per la Collezione d’Arte Religiosa Moderna dei Musei Vaticani. È facilmente riconoscibile il suo stile personale, fatto di immagini luminose e colorate, che si accompagna alla predilezione per l’utilizzo della tecnica dello smalto cloisonné. Nel 2007 è nata la Egino Weinert Foundation con sede a Colonia (www.eginoweinert.de).
Archivio Focus
Zingara con il tamburello AMBITO DI MICHAEL SWEERTS (BRUXELLES 1618 - GOA 1664)
LEGGI TUTTO
Stipo con San Giuseppe e Gesù Bambino nella bottega di Nazareth
LEGGI TUTTO
Cambio dei cavalli PHILIPS WOUWERMAN (HAARLEM 1619 - 1668)
LEGGI TUTTO
Natura morta con funghi GIACOMO CERUTI DETTO IL PITOCCHETTO (MILANO 1698 - 1767)
LEGGI TUTTO
ARCHIVIO