Focus del mese

Trento Longaretti (Treviglio 1916) Madonna del Giubileo 1999, OLIO SU TELA, CM 50 X 40, INV. 1084

In cielo compaiono una falce di luna bianca e un sole rosso, come in molte altre opere del quasi centenario maestro bergamasco. Longaretti, grande amico di Mons. Macchi, in un indimenticabile incontro in Museo ricordò la sua vocazione precoce alla pittura (“Io ho avuto il dono di nascere pittore”), e aggiunse: “La mia pittura è un po' favolistica, come quella di Chagall, cioè non dipingo il vero vero” ma “reinvento con la fantasia e per metterci più poesia a volte metto anche due soli o due lune” (Trento Longaretti al Sacro Monte sopra Varese, Diario del Baroffio n. 2, Varese, 2005, pp. 24 – 25).
La Madonna incede, il corpo in avanti con la stessa inclinazione dei pellegrini che procedono lenti verso la Basilica di San Pietro. Stringe a sé il Figlio. Solo lei ha l'aureola. Forse Gesù è senza aureola perché lui è anche un bambino come tanti che cerca l'affetto della mamma, alle cui braccia si affida.
Ha detto Longaretti: “Avrò dipinto la madre mille volte. Mi colpisce come i bambini si attacchino a lei, quasi fossero una cosa sola perché la mamma è tutto: bene, protezione, speranza. La Madonna è madre e il suo mistero vive in ogni maternità” (G. Gazzaneo, Artista in cammino, in “Luoghi dell'Infinito”, n. 95, Milano, aprile 2006, pp. 56 – 57).
La figura cardine del dipinto è la Vergine: Gesù è un neonato a cui servono le gambe della mamma per spostarsi. Ed è grazie a questa Madre speciale, che ha portato il Figlio tra gli uomini, che il popolo dei credenti può camminare con Lui. Maria è alta, ma la sua non è una grandezza che sovrasta: è la misura della sua protezione amorevole per coloro che avanzano verso la Porta.
In questo dipinto è forte l'eco di uno dei temi privilegiati da Longaretti: l'umanità in viaggio. Sono migranti, esuli, fuggiaschi, circensi, musicanti, ambulanti, ebrei in cammino per trovare salvezza, per inseguire una speranza. Non la rassegnazione, ma la mitezza propria dei giusti cadenza il passo, stanco eppure costante. Lo stesso dei pellegrini in marcia verso il Giubileo che, oggi come ieri,  portano fardelli di sofferenze, inquietudini, mancanze: raggiunta la meta, li svuoteranno per iniziare – si spera - un nuovo percorso.

Laura Marazzi

gennaio 2016

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