Focus del mese

Ambito di Gioacchino Assereto (Genova 1600 – 1649) Madonna con il Bambino in una ghirlanda di fiori e San Giuseppe e il Bambino in una ghirlanda di frutti OLIO SU TAVOLA, CM. 49 X 37, 5 E CM. 50 X 37, INV. 78 E 79
La ghirlanda che circonda la Madonna con il Bambino è costituita da fiori (rose, tulipani, narcisi, anemoni, violette) alcuni dei quali, come i frutti della ghirlanda di S. Giuseppe (uva, ciliegie, fichi, prugne, nespole, melagrane) possono essere interpretati in chiave simbolica; è tuttavia prevalente la loro funzione decorativa, come fosse un mazzo di fiori freschi offerto alla Madonna.
La Vergine accosta il viso a quello del Bambino; il suo sguardo malinconico tradisce la dolorosa consapevolezza del futuro del Figlio. S. Giuseppe offre a Gesù una mela. Il frutto, che allude al peccato portato nel mondo dai primi uomini, è anche simbolo di salvezza e di redenzione perché fra poco Cristo, nuovo Adamo, lo prenderà in mano e accetterà di “portarne il peso”. La mela è spesso rappresentata come il frutto proibito (più raramente possono comparire il fico o la pera), anche se le Scritture non rivelano la specie dell’albero dell’Eden. Tuttavia, per l’assonanza quasi perfetta della parola latina indicante il “melo” (malum) con la parola che significa “male” (malum), è la mela ad essere stata associata per tradizione all’albero della conoscenza.
Le due opere, destinate alla devozione privata, sono un pendant che è facile immaginarsi in una stanza matrimoniale. Non è certo che siano state donate da Giuseppe Baroffio Dall’Aglio.
I dipinti sono attribuiti a un pittore lombardo-ligure dell’ambito di Gioacchino Assereto (Genova 1600 – 1649). In questo tipo di composizione non di rado i fiori venivano affidati a un pittore specializzato, diverso dal pittore delle figure. E' il caso del dipinto S. Giuseppe con Gesù Bambino in una ghirlanda di fiori, oggi presso la Pinacoteca di Brera (attualmente la tela non è esposta), che è dell’Assereto per quanto riguarda Giuseppe e il Bambino, mentre i fiori sono stati recentemente assegnati a Stefano Camogli detto il Camoglino (Genova 1610 circa – 1690), pittore che ebbe come primo maestro il fiammingo Jan Roos.
Madonne con il Bambino e scene sacre entro ghirlande di fiori sono un tema che nell’Europa del Seicento ebbe grande fortuna grazie a pittori fiamminghi (tra i più richiesti ci furono Jan Brueghel il Vecchio e Daniel Seghers). Fu un genere che caratterizzò anche la Genova del XVII secolo che, sulla scia dei rapporti commerciali, ebbe contatti privilegiati con l’arte delle Fiandre, arrivando a ospitare alcuni dei più importanti artisti fiamminghi dell’epoca, come Paul Rubens e Antoon van Dyck.
Una nota curiosa è che a Genova dal XVII secolo si sviluppò una ricca produzione di fiori artificiali, realizzati in seta ma anche in tela di cotone e raccolti in composizioni che ornavano gli altari delle chiese in corrispondenza di particolari festività. Tra gli artisti attivi anche come inventori di simili allestimenti effimeri ci fu lo stesso Stefano Camogli.
A Milano il gusto per questo genere sbocciò per i contatti con Genova, ma anche grazie al cardinale Federico Borromeo e al suo interesse per la pittura di Brueghel: nella Pinacoteca Ambrosiana è esposta  una deliziosa Madonna con il Bambino tra una ghirlanda di fiori, realizzata su diretta commissione del Borromeo, da Jan Brueghel il Vecchio (per i fiori) e da Hendrick van Balen (per le figure).

Laura Marazzi

settembre 2014
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