Focus del mese

Pittore fiammingo Le sette opere di misericordia corporale FINE XVI SECOLO, OLIO SU TAVOLA, CM 48, 5 X 76, INV. 43
La tavola con Le sette opere di misericordia fu donata al Museo nel 1929 da Giuseppe Baroffio Dall’Aglio.
Pubblicata per la prima volta dal Del Frate con l’attribuzione a un “tedesco italianizzante della fine del 1500” (C. Del Frate, Santa Maria del Monte sopra Varese, Chiavari, 1933, fig. 317), più recentemente l’opera è stata catalogata dall’Istituto di Storia dell’Arte Olandese di Firenze come “scuola italo-fiamminga” di tardo XVI secolo (G. Jansen, B. W. Meijer, P. Squellati Brizio, Repertory of Dutch and Flemish Paintings in Italian Public Collections – Lombardy 2001, I, n. 338, p. 205). Nella scheda gli autori hanno genericamente segnalato somiglianze, sia riguardo alle figure che ad alcuni dettagli architettonici, con l’incisione L’Adorazione della Trinità e le opere di misericordia di Johan Wierix tratta da un’opera di Maarten van Heemskerk.
Tale incisione potrebbe essere stata il modello anche per il dipinto Le sette opere di misericordia del pittore fiammingo Frans Francken II (conservato al Koninklijk Museum voor Schone Kunsten di Anversa e datato 1608) che presenta significative tangenze con la tavola Baroffio.
In primo piano a sinistra una coppia ben vestita dona il pane a una folla di donne, bambini, uomini; ci sono anche storpi, che si avvicinano sostenendosi con grucce o trascinandosi con le braccia in un guscio di legno, e pellegrini con mantelli, cappelli e bordoni d’ordinanza.
A destra un uomo barbuto dà sepoltura a un morto: sorregge il cadavere nudo, avvolto in un lenzuolo bianco, prendendone le spalle, quasi novello Giuseppe d’Arimatea che accoglie il corpo di Cristo appena calato dalla croce (questo è uno dei casi in cui è chiara la derivazione da van Heemskerk: si veda per esempio l’incisione della serie Le otto Beatitudini di Harmen Jansz Muller da Marteen van Heemskerk, 1566 circa).
In secondo piano ha buona evidenza l’offerta di acqua. Alcuni edifici ospitano altre opere di misericordia. In una prigione due figure di spalle stanno presso un carcerato che è disteso quasi fosse malato. Sotto a una specie di portico aperto su due lati una donna è a letto, probabilmente ammalata, e riceve la visita di un nutrito gruppo di persone. Ad attirare l’attenzione è l’uomo seminudo che ha un mantello azzurro che gli copre quasi completamente la testa: è nella posizione che nell’opera di Frans Francken assume il povero che riceve i vestiti. Nel dipinto donato dal Baroffio sarebbe forse più facile cogliere il riferimento all’opera “vestire gli ignudi” nella donna con la cesta di panni che sembra essere pregata da un bambino seminudo, a differenza dell’altro bambino vicino che ha già avuto una vestina. L’opera rappresentata più in lontananza è “alloggiare i pellegrini”.
In alto, come nel dipinto di Francken, è la figura di Dio che, le braccia sostenute da due angeli, siede sui simboli degli Evangelisti: Lui che tutto vede, giudicherà gli uomini sulla base delle azioni di misericordia (Matteo 25, 31 – 46), secondo le parole di Gesù: “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

Laura Marazzi

luglio 2013
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