Focus del mese

Pietro Antonio Magatti (Varese 1691 - 1767) La morte del giusto e La preghiera 1725 CIRCA, OLIO SU TAVOLA, CM 52 X 71, INV. 9 E INV. 10
Queste tavolette di notevole finezza esecutiva, donate dalla “famiglia varesina Riva”, come scrisse Leopoldo Giampaolo senza citare la fonte (Il pittore Pietro Antonio Magatti di Varese, in “Rivista della Società Storica Varesina”, I, 2, Varese 1953, pp. 102, 122), sono attribuite a Pietro Antonio Magatti, pittore varesino tra i protagonisti del Settecento lombardo.
La committenza è ignota, ma locale: in entrambe ha un ruolo centrale l’Addolorata della Basilica di S. Vittore, statua cinquecentesca ancora oggi venerata a Varese, qui dipinta entro una cornice ovale.
La Vergine, vestita di colori che non trovano riscontro nel simulacro originale (un rosa tenue e l’azzurro prediletto da Magatti per le sue numerose Immacolate), curiosamente ha il capo piegato ora a destra, ora a sinistra, come a rivolgersi verso colui che chiede aiuto. Sfuggono tutti i rapporti di senso tra i personaggi, malgrado la piacevole dimensione narrativa delle scene. Nel primo dipinto l’Addolorata è invocata da un ammalato assistito da un prete che la indica; un uomo barbuto, seduto al tavolo, sembra sorpreso; un servitore porta una tazza da brodo. Nel secondo dipinto la Madonna, la cui immagine è tenuta da una donna velata, è supplicata da un uomo riccamente abbigliato; è inginocchiato davanti a un’ara con la preghiera PER TE VIRGO SIM DEFENSUS; un ragazzo trattiene un cane dagli occhi incandescenti; si allontana un giovane con la lancia.
Da un punto di vista cronologico questi ex-voto non dovrebbero distare dagli affreschi – quasi completamente perduti – realizzati gratuitamente nel 1727 da Magatti nella Cappella dell’Addolorata in S. Vittore, alla quale egli stesso fu molto devoto, tanto da donare la reliquia di alcuni fili della camicia della Madonna (Eugenia Bianchi, in Pietro Antonio Magatti, catalogo mostra a cura di Simonetta Coppa e Anna Bernardini, Milano 2001, pp. 170 – 171).
Nel refettorio del vicino Monastero delle Romite Ambrosiane è presente un’Ultima Cena affrescata da Magatti nel 1726; in luoghi sacri cittadini (San Martino, San Giorgio, Sala Veratti, già refettorio del convento di Sant’Antonino) e in alcune ville di delizia (Villa Menafoglio Litta Panza, Villa Recalcati) restano altre testimonianze della sua felice attività di frescante. In pale d’altare d’ampio respiro, come in dipinti di piccolo formato, Magatti propone uno stile sempre più personale e riconoscibile, con pennellate sciolte, delicate cromie pastello e ricercatezze formali rococò.

Laura Marazzi

settembre 2015

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