Focus del mese

Il bassorilievo marmoreo presenta una complessa figurazione che, pur segnalandosi per qualità, deve ancora essere decifrata: sotto all’essere mostruoso, con il corpo simile a un elmo con ali di pipistrello, uno scudo araldico si interseca con la scritta LUDOVICUS DE ZOBIANO 1387; all’interno ci sono tre stelle e una figura umana a mezzo busto con una strana folta capigliatura.

Dal Borri si apprende che l’iscrizione in origine si trovava al “sommo della porta” di una “casa colonica” di Giubiano, una delle castellanze di Varese (L. Borri, Documenti varesini raccolti, annotati e volgarizzati da Luigi Borri, Varese 1891, p.146). Il Volontè in seguito riportò che, per motivi ignoti, fu “levata e portata ad Azzate”; infine in un articolo, pubblicato pochi anni dopo l’apertura del Museo Baroffio, lo stemma fu indicato proveniente dalla “villa Baroffio” (P. Volontè, Varese antica e le sue epigrafi pagane e cristiane, Varese, 1900, p. 48; Un Museo d’Arte al Sacro Monte, in “Rivista Mensile del Calzaturificio di Varese e del suo dopolavoro”, 1936, anno III, p. 2, n. 9).

Resta da mettere pienamente a fuoco l’identità di Ludovicus de Zobiano, anche se non pochi indizi lo vorrebbero notaio. Come segnalato da Alfredo Lucioni, un Ludovicus de Zobiano redasse un testamento “locale” nel 1373 (P. Bondioli, Registro degli annuali di S. Vittore di Varese, in “Rassegna storica del Seprio”, 1938, vol. 1, p. 101, n. 294). Da verificare è se sia lo stesso notaio che firmò un altro documento nel 1379 (D. Corsi, Giovanni di Ser Bonagiunta de’ Garzoni da Lucca, in “Archivi d’Italia e rassegna internazionale degli archivi”, II, 23, 1956, pp. 55 – 57) e l’omonimo notaio del Giudice delle Vettovaglie di Milano che parecchi anni dopo (15 agosto 1409) sappiamo fu confermato per un anno in tale carica (Caterina Santoro, Gli offici del comune di Milano e del dominio visconteo sforzesco, Milano, 1968, p. 167).

Laura Marazzi