Focus del mese

Ambito di Donato Creti (Cremona 1671- Bologna 1749) Europa e il toro OLIO SU TELA, CM 114 X 86, INV. 69
Il dipinto Europa e il toro fa parte di una serie di quattro ovali ricondotta all’ambito di Donato Creti.
Donato Creti, ultimo autorevole esponente della pittura classicista bolognese, fu grande disegnatore, apprezzato frescante e pittore di buona fama: eseguì dipinti di carattere sacro, ma rivelò la sua vena più autentica nei soggetti mitologici e pastorali. Anima inquieta, pittore meticoloso dallo stile raffinato e aggraziato, ossessionato dalla ricerca di perfezione, venne così presentato dal contemporaneo Giovanni Pietro Zanotti: "Il cavalier Creti d’ogni picciola cosa si fa occasione di malinconia. Per sua professione studia senza fine, sospira, s’affanna e da in ismanie, tal è il desiderio che egli ha di perfezione, e di gloria, ne mai si stanca di finire e rifinire l'opere sue". Donato Creti ebbe tra i suoi estimatori il conte Alessandro Fava che nel 1688 gli commissionò la decorazione di una sala di Palazzo Fava: poco più di un secolo prima, per quella stessa nobile dimora nel cuore di Bologna, Filippo Fava aveva chiamato i fratelli Carracci per realizzare un importante ciclo di affreschi dedicato al mito di Europa (e un altro al mito di Giasone), in occasione delle sue nozze con Ginevra Orsi. Creti non sembra risentire del vicino modello caraccesco.
L’opera oggi in Museo fu probabilmente donata da Giuseppe Baroffio Dall’Aglio insieme alle tele con il Sacrificio di Ifigenia, la Morte di Didone e la Morte di Sofonisba.
Narra il mito che Zeus, innamorato di Europa, figlia di Agenore re di Tiro, prese le sembianze di un candido toro. Si avvicinò alla ragazza che stava sulla spiaggia insieme ad alcune compagne. Europa, ignara, salì sul dorso dell’animale. Zeus poté così rapirla: galoppando sul mare, la portò sull’isola di Creta. Nel dipinto il toro, che sfoggia occhi languidi e sottilmente inquietanti, è adorno di fiori; anche Europa sta ricevendo fiori nei capelli dalle sue ancelle, quasi fosse una sposa da agghindare. In alto due amorini lasciano cadere altri fiori.
Europa e il toro fu uno dei temi mitologici più rappresentati dagli artisti. La sua fortuna è in parte dovuta al fatto che nell’Ovide moralisé, un celebre poema del XIV secolo che proponeva una lettura cristianizzata dei miti classici, la vicenda simboleggiava la redenzione resa possibile dall’incarnazione di Dio: il toro è Cristo che porta l’anima del giusto verso la salvezza. Per questo spesso Europa non appare spaventata, ma, immersa in un contesto paesaggistico dal sapore arcadico, si appoggia al toro, suo salvatore, con grazia e serenità. Tale soggetto conobbe particolare fortuna dal Cinquecento al Settecento: se nel XVI secolo è possibile annoverare famose rappresentazioni segnate da nuovi accenti drammatici (come nell’opera di Tiziano oggi al Garden Museum di Boston), nel XVIII secolo il tema è per lo più privo di significati simbolici profondi, ma è anzi spesso svolto con rimandi sottilmente erotici.

Laura Marazzi

luglio 2014
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