Focus del mese

Jacques Courtois detto il Borgognone (Saint-Hippolyte 1621 - Roma 1676) Cavalieri in ritirata e Battaglia OLIO SU TELA, CM 46 X 59, 5, INV. 81 E 82
I dipinti Cavalieri in ritirata e Battaglia di Jacques Courtois detto il Borgognone  testimoniano, insieme a una buona quantità di opere di analogo soggetto, la predilezione per il tema delle battaglie del barone Giuseppe Baroffio Dall'Aglio che li donò nel 1929 (C. Del Frate, Santa Maria del Monte sopra Varese, Chiavari, 1933, fig. 295 e 296).
Le tele, che hanno dimensioni pressoché identiche, sono probabilmente nate come pendant: da una parte montagne rese azzurre dalla lontananza sono sovrastate da un cielo solcato da ampie nuvole, dall'altra il basso orizzonte è nascosto ora dalla furia dei soldati in combattimento, ora da una costruzione dimessa di fianco alla quale sfilano mesti i cavalieri in ritirata.
Le scene appartengono a un genere di cui il Borgognone fu specialista celebrato: le battaglie “senza eroe” che non esaltano un protagonista e non descrivono un fatto storico preciso, ma sono pretesto per composizioni movimentate animate da contrasti in cui rovinano a terra uomini e cavalli tra polveroni che si alzano minacciosi in paesaggi spesso abitati da ruderi o rovine.
Ritenuto già dai contemporanei il maggiore pittore di battaglie del tempo, il Borgognone fu grande interprete del genere che ebbe notevole successo nell'Europa del XVII secolo grazie al napoletano Aniello Falcone e ai maestri Salvator Rosa e Michelangelo Cerquozzi.
Nato nel 1621 a Saint-Hyppolyte in Borgogna da cui derivò il suo soprannome, Jacques Courtois ebbe come primo maestro il padre, modesto pittore. Nel 1636 si spostò in Italia, dove a Milano fu accolto dal barone Vatteville, aiutante di campo del re di Spagna. Arruolato per tre anni nell’esercito spagnolo, maturò un'esperienza fondamentale per la sua arte: osservò da vicino scene di battaglia e le riprese direttamente in schizzi e disegni che costituirono un variegato repertorio.
Di problematica cronologia sono sia la produzione grafica che quella pittorica, tra cui si segnalano anche modeste opere di carattere religioso, mentre non sono stati identificati i paesaggi che le fonti coeve stimavano al pari delle battaglie.
Recatosi a Roma nel 1639, dove in seguito risiedette prevalentemente, l’inquieto pittore viaggiò molto in Italia (Bologna, Firenze, Verona, Venezia, Siena, Bergamo, Padova) e in Europa; dopo la morte della moglie, con cui ebbe un difficile rapporto che acuì la sua profonda crisi spirituale, nel 1657 entrò nella Compagnia di Gesù, ottenendo tuttavia l’autorizzazione a continuare a dipingere opere di soggetto profano. Morì a Roma nel 1676 mentre era impegnato a progettare un grande affresco per l’abside della Chiesa del Gesù.

Laura Marazzi

giugno 2013
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