Focus del mese

Seguace di Hugo van der Goes Adorazione dei Magi FINE XV SECOLO, OLIO SU TAVOLA, CM 75 X 63, 5, INV. 29
L’Adorazione dei Magi è un’opera di notevole qualità, databile verso la fine del XV secolo, donata nel 1929 dal barone Giuseppe Baroffio Dall’Aglio (C. Del Frate, S. Maria del Monte sopra Varese, Chiavari, 1933, p. 188, fig. 304).
La tavola è copia con varianti e in controparte dell’Adorazione del maestro fiammingo Hugo van der Goes, esposta alla Gemäldegalerie di Berlino; pur non essendo l’unica copia nota, è un documento figurativo di grande interesse perché dà l’idea della parte superiore non più presente nell’originale, decurtato in epoca imprecisata.
Il fatto che si tratti di una copia speculare ha indotto a supporre che l’anonimo copista ebbe a modello un’incisione. La recente analisi di alcune riflettografie, eseguite dalla Prof.ssa Maria Clelia Galassi dell’Università di Genova, ha tuttavia aggiunto nuovi elementi alla conoscenza, perché si è visto un disegno “a mano libera a pennello e inchiostro” di “altissima qualità, seppure differente da quello evidenziato nella tavola berlinese di Hugo van der Goes”. Inoltre, aver potuto rilevare “la presenza di numerosi lievi pentimenti” ha spinto a “ritenere che si tratti di una copia creativa, realizzata da un diretto seguace del maestro” (M. C. Galassi, Culture figurative a confronto fra Fiandre e Italia dal XV al XVII secolo, Milano, 2008, p. 180). Nel 1990 Licia Collobi Ragghianti (Dipinti fiamminghi in Italia 1420-1570, Bologna, 1990, p 103 -  fig. 184 bis) aveva attribuito la tavola Baroffio al Maestro di Francoforte. Secondo gli esperti del Repertory of Dutch and Flemish Paintings in Italian Public Collections – Lombardy (G. Jansen, B. W. Meijer, P. Squellati Brizio, 2001, I, p. 220, n. 370), che pure non visionarono direttamente l'opera perché il Museo era allora in restauro, il dipinto è da ricondurre alla cerchia di Hugo van der Goes.
Molti elementi mostrano l’abilità dell’anonimo pittore: la ricchezza di particolari (i conci di pietra della costruzione diroccata che a causa di minimi disallineamenti proiettano minuscole ombre); la capacità di rendere la qualità materica degli oggetti (dai bordi di pelliccia dell’abito del mago che porta una mano al petto al contenitore aureo ai piedi della Vergine); virtuosismi come l’ombra del ramoscello per terra.
La Madonna dall’espressione malinconica offre alla devozione dei Magi il piccolo Gesù davanti al muro della capanna che con la sua fuga veloce segna la profondità dello spazio. È una nobile costruzione in rovina che simboleggia il tempo dell'Antico Testamento che, pur nella sua grandezza, con la nascita di Cristo è ormai superato. Giuseppe è in ginocchio con il cappello in mano. In fondo, al centro, c’è una minuscola scena, forse l’annuncio ai pastori, mentre a destra si apre un bello scorcio di paese nordico.
Il mago a mani giunte, il più vicino alla Madonna, è il più vecchio; si è inginocchiato e ha appoggiato il suo copricapo per terra, in segno di rispetto, accanto al recipiente con le monete posto sopra alla “pietra angolare”, come nell'originale; curiosamente – e andando contro a ogni etichetta – ha anche un secondo cappello che indossa con nobile portamento. Dietro stanno gli altri due Magi, uno con la barba, servito dal suo paggio, e l'altro giovane e moro.
Sebbene nel suo vangelo Matteo, l'unico che narra della venuta dei “sapienti” da Oriente, non precisi quanti fossero, essi sono tradizionalmente tre in ragione del numero dei loro doni. Questo numero consente di legare i Magi a una ricca simbologia: spesso rappresentano le tre età dell'uomo, oltre che le tre parti del mondo allora conosciuto (Europa, Asia e Africa), a significare l'universalità del messaggio di Cristo, che si manifesta a tutti perché nato per salvare l'umanità intera, e l'omaggio di tutto il genere umano al Figlio di Dio.
I magi dell’Adorazione Baroffio non sono vestiti “all’antica”, come la Madonna e S. Giuseppe, ma in abiti quattrocenteschi. Il tema dell’Adorazione dei Magi non di rado fu attualizzato a fini celebrativi, con i Magi che assumono i tratti di personaggi noti di importanti famiglie del tempo. Albert Châtelet ha ipotizzato che il committente dell'originale di van der Goes sia Antoine de Croÿ, conte di Porcean: il primo mago avrebbe dunque le sue sembianze, così come nel secondo mago sarebbe lecito riconoscere il figlio Philippe (A. Châtelet, Antoine de Croÿ et Hugo van der Goes, in J. Hirschbiegel, W. Paravicini (a cura di), Der Fall des Günstlings, 2004, p 483 e ss).
Nella scheda che Lorne Campbell ha dedicato all'Adorazione dei Magi di Jean Gossaert, esposta alla National Gallery di Londra, l'Adorazione Baroffio è citata come significativo termine di paragone dal momento che la fonte più importante per Gossaert fu l'Adorazione di Hugo van der Goes di cui la tavola oggi al Sacro Monte è testimonianza preziosa (L. Campbell, Netherlandish and French Paintings before 1600, in corso di pubblicazione).

Laura Marazzi

dicembre 2013
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