Focus del mese

Riccardo Tommasi Ferroni (Pietrasanta 1934 - Pieve di Camaiore 2000) Adorazione dei Magi CHINA SU CARTA, CM 50 X 32, INV. 1040
L'Adorazione dei Magi di Riccardo Tommasi Ferroni è un disegno a china donato da Mons. Pasquale Macchi alla Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte per la sala moderna di tema mariano da lui creata.
La dedica autografa del 1964 a Padre Cremona è termine utile per la datazione ante quem dell'opera e chiaro indizio della sua originaria provenienza dall'agostiniano Padre Carlo Cremona, amico di Mons. Macchi e frequentatore assiduo del Sacro Monte.
Sono solo due i Magi che rendono omaggio al Bambino: strano numero rispetto alla tradizione che, per logica deduzione dal numero dei doni citati dall'evangelista Matteo, ha fissato a tre la consistenza di questo gruppetto di sapienti che "da Oriente" seguirono una stella per trovare il Re dei re. Anche il loro aspetto è singolare: nessuna corona, ma acconciature che rimandano a costumi giapponesi; le semplici vesti con l'unico vezzo di una fila di volant sul davanti; la borsa con le frange a tracolla; non oro, mirra o incenso, forse perché nascosti dall'ingombro delle schiene curve.
In braccio alla Vergine, Gesù è abbandonato nel sonno. Il suo atteggiamento di grande naturalezza - gli occhi ben chiusi, la testa piegata sul petto di sua Madre, le gambe che scivolano verso il basso - si accompagna allo sguardo malinconico di Maria. Sembra non interessarle la presenza dei Magi in adorazione: è assorta in pensieri che tingono di mestizia il suo volto perché intravede il destino del Figlio. L'iconografia del Bambino addormentato, immagine che ne prefigura la morte, si collega a una tradizione illustre che annovera tra i suoi esempi più celebri la Pala Montefeltro di Piero della Francesca e alcune tra le più belle Madonne con il Bambino di Giovanni Bellini.
Non è fuorviante guardare alla lezione degli "antichi" maestri per comprendere Tommasi Ferroni: egli è pittore di rara cultura figurativa, acquisita attraverso uno studio appassionato.
Caso emblematico della consonanza profonda con i grandi del passato è la vicenda che nel 1998 vide il suo nome accostato a quello di Leonardo. Durante la mostra lucchese Leonardo e la pulzella di Camaiore Tommasi Ferroni riconobbe esposto un suo disegno giovanile Cavallo impennato con cavaliere nudo che Carlo Perdetti, uno dei maggiori studiosi del genio di Vinci e autore della scheda del catalogo, aveva attribuito a "Leonardo con intervento di allievo". "Mi indispettisce terribilmente che mi si voglia far passare per un imitatore" - aveva detto Tommasi Ferroni in un'intervista al Corriere della Sera (24 settembre 1998): inaccettabile, per lui che non fu mai animato da sterili desideri di emulazione, che un disegno di suo "sentimento", oltre che di sua mano, fosse additato come opera in stile. Unitamente all'altissima qualità del disegno, l'errore attributivo fu generato dal fatto che di norma Tommasi Ferroni lavorava su carta antica, che soprattutto prima dell'alluvione del '66 trovava senza difficoltà a Firenze, perché a suo parere era "l'unica a permettere l'intensità del segno".
Nell'Adorazione dei Magi oggi in Museo, il disegno dai tratti rapidi e sottili che definisce le figure, che accenna alla vegetazione intorno alla Vergine e delinea sull'orizzonte la catena di montagne, dona all'opera un respiro di grande armonia e bellezza.
Sul retro del foglio è presente un altro disegno: si tratta di un centauro allo stato di abbozzo, figura mitologica ricorrente in Tommasi Ferroni. Il pittore di Pietrasanta amò cimentarsi frequentemente con soggetti mitologici e temi letterari, pur con il gusto per l'aggiunta sconcertante di elementi eterogenei tratti da ricordi, da sogni, dalla quotidianità banale del presente.
L'amore per la mitologia classica gli derivò da una solida formazione umanistica. Educato dal padre scultore alla pratica del disegno, studiò al liceo classico di Viareggio; si laureò in lettere a Firenze, pur frequentando contemporaneamente l'Accademia di Belle Arti; verso la fine degli anni Cinquanta si trasferì a Roma dove incontrò presto i favori della critica non solo come pittore e disegnatore, ma anche come incisore. A metà degli anni Ottanta tornò nella natia Versilia. Morì a Pieve di Camaiore nel 2000.
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