Il museo
Il Museo, che sorge accanto al Santuario di S. Maria del Monte, è uno scrigno d’arte dal sapore insieme antico e nuovo. 
						Alla straordinaria collezione storico-artistica del Santuario si uniscono la raccolta di dipinti di Giuseppe Baroffio Dall’Aglio e una sezione 
						d’arte del Novecento, nata con l’ultimo complessivo restauro del Museo.
					
					La semplice facciata, preceduta da un terrazzo che offre uno dei più bei panorami di Lombardia,  nasconde una complessa articolazione su tre piani:
					 le luminose sale novecentesche si alternano alle suggestive antiche stanze che corrono nascoste sotto al Santuario, con resti di affreschi 
					 quattrocenteschi.
					
					Immagine-simbolo del Museo è la Madonna con il Bambino di Domenico e Lanfranco da Ligurno, ai quali spetta una posizione di rilievo 
					nell’ambito della scultura medievale lombarda. Era sul portale che fu realizzato entro il 1196 nell'ambito del nuovo Santuario, costruito sopra 
					allo spazio poi chiamato cripta; è la prima rappresentazione della Vergine sopravvissuta in questo luogo di secolare devozione mariana. 
					Uno dei più antichi antifonari di canto ambrosiano, con vivaci miniature della fine del XIII secolo, si accompagna all’antifonario miniato nel 1476
					 da Cristoforo de Predis, capolavoro di arte lombarda, con lo sfolgorante frontespizio e oltre quaranta capilettera miniati, gemme dai sorprendenti 
					 dettagli. Tracce insigni d’età sforzesca sono i dossali del coro, intagliati da Giacomo Del Maino, già attivo nella Basilica di S. Ambrogio;
					  il prezioso paliotto donato al Santuario verso la fine del Quattrocento dal duca di Milano Ludovico il Moro, tessuto tra i più complessi e 
					  raffinati mai realizzati; il Paliotto leonardesco con l’originale ricamo imbottito raffigurante la Vergine delle Rocce, 
					  ispirato al celebre dipinto di Leonardo oggi al Louvre, qui ripreso in anni vicinissimi al modello. Un disegno con la Fuga in Egitto 
					  di Carlo Francesco Nuvolone è importante testimonianza dell'affresco che egli realizzò presso la Terza Cappella, dove ora campeggia il murale
					   di Renato Guttuso.
					
					Grazie alla donazione di Giuseppe Baroffio Dall’Aglio (Brescia 1859 – Azzate 1929), alla cui generosità si deve la costruzione della sede attuale 
					(1932 – 1936), e a successive minori donazioni, il patrimonio del Museo si è arricchito di una vasta quadreria, con dipinti dal XV al XVIII secolo.
					 Il nucleo più significativo, sia per quantità che per qualità, è costituito da opere fiamminghe e olandesi, anche se non mancano autorevoli pittori
					  lombardi ed emiliani, quali Camillo Procaccini, Girolamo Chignoli, Bartolomeo Schedoni, Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, Pietro Antonio Magatti,
					   Giuseppe Antonio Petrini, Federico Faruffini.
					
					
					Una grande sala ospita la sezione contemporanea, nata grazie alla donazione di Monsignor Pasquale Macchi, con una sessantina di opere del Novecento 
					a tema mariano. Artisti che in epoca recente hanno scritto in loco pagine significative (Guttuso, Bodini, Manfrini, Longaretti), si uniscono, 
					con una felice alternanza di tecniche e stili, ad artisti amati da Paolo VI (Carpi, Consadori, Fazzini, Filocamo, Scorzelli), di cui Monsignor 
					Macchi fu fedele segretario. Artisti varesini di nascita o d’adozione (Borghi, Frattini, Montanari, Quattrini, Tavernari) convivono accanto a 
					maestri italiani (Biancini, Cantatore, Conti, Minguzzi, Radice, Sironi, Sassu) e ad alcuni protagonisti dell'arte europea del XX secolo (Matisse,
					 Rouault, Buffet).
					
			Il restauro e il riallestimento, terminati nel 2001, hanno dato al Museo un carattere distintivo.
					Di proprietà della Parrocchia, gestito in accordo con la Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte, il Museo è parte attiva della rete VARESEMUSEI.
					
			
					È animato da attività rivolte a un pubblico sempre più vasto: dalle visite a tema per adulti, che consentono di scoprire le tante sfaccettature 
					del suo patrimonio, ai divertenti percorsi per famiglie che riempiono le sale di freschezza e allegria, fino ai progetti per le scuole, gruppi 
					di catechismo, oratori.
					
			
					Il grande terrazzo privato, accessibile su prenotazione, regala una vista amplissima sul panorama, ma anche scorci unici sul borgo e un'insolita 
					prospettiva sul Santuario e il suo campanile, sospesi tra cielo e terra.
					
			
					Il Museo è stato ufficialmente riconosciuto da Regione Lombardia.
					Fa parte dell’Associazione Musei Ecclesiastici Italiani.
Video
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